In questi giorni su diversi canali e siti, si sente parlare dell’iniziativa di diversi editori verso il Cookie Wall. Si trovano blogger, influencer, passatempisti da tastiera che si scagliano contro questa scelta. Eppure, io credo che i giornali hanno fatto la scelta più sensata possibile.
Cosa è il Cookie Wall?
Diciamo subito, italianizzando troviamo il “muro di biscotti”, si tratta semplicemente di questo: se vuoi accedere a un sito e beneficiare di quanto è stato pubblicato, devi concedere all’editore l’utilizzo dei cookie per poterti profilare come utente, al fine di mostrare annunci pubblicitari inerenti la tua storia di navigazione. Oppure ti abboni.
Questi cookie permettono quindi alla macchina dell’advertising di mostrare annunci pubblicitari di un valore maggiore rispetto allo sparare nel mucchio.
A scanso di equivoci, questo post non è “aziendalese” perchè lavoro proprio in uno dei gruppi che ha deciso di adottare questa politica, ma perchè ritengo che il modello editoriale digitale si trovi davanti a scelte da prendere.

Ma perchè un giornale dovrebbe essere gratuito, oggi?
Diciamolo, la questione è tutta qui. Fino a ieri la gratuità dei giornali online era una falsa gratuità, perchè in cambio acquisivano dati (cookie) che fornivano alla macchina pubblicitaria e quindi il free non è mai stato un vero free. Dopo le recenti modifiche alla gestione dei Cookie Terze Parti e gli interventi del Garante della Privacy , il modello del vero free (leggi quello che vuoi senza dover dare nulla, ne cookie ne soldi) dovrebbe far pensare che un editore è scemo o filantropo e fa tutto per la gloria.
Oggi invece molti editori hanno deciso che se si vuole leggere un articolo, scritto da un giornalista, pagato dal giornale, il giornale vorrebbe almeno qualcosa in cambio: o ti abboni e leggi anche i contenuti premium o accetti i cookie e leggi il free. Dov’è lo scandalo? Non vedo qualcuno dei poligrafici armato di scimitarra davanti ad un lettore che sul suo smartphone tentenna se cliccare o no.
Giocando con la mente, torniamo indietro di trent’anni e proviamo ad andare in edicola e dire all’amico giornalio che vogliamo leggere qualche articolo del nostro giornale preferito, però senza pagare. La differenza, temo, è solo che non ci sono i social per gridare al presunto scandalo.