Addio Cookies terze parti: cosa significa e cosa dovremo fare ora

“Non prendere biscotti dagli sconosciuti.”

Mia madre

Quante volte questa frase sarà stata detta nell’immaginario collettivo? Tante, senza dubbio. Eppure da un certo punto di vista è quello che accade nel mondo online, almeno fino a quando Apple ha deciso di non spacciare più biscotti.
Stiamo parlando ovviamente dei cookie terze parti, e di come le scelte in cascata di altri operatori del settore digitale, condizioneranno non solo il mercato dell’advertising ma anche le strategie dei giornali online. O almeno questo ci dovremmo aspettare.

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Personalmente la prima volta che ho avuto a che fare con i cookie e ne compresi la potenza, fu quando un vecchio frequentatore di un forum di nerd e seo aveva realizzato una semplice paginetta web che leggeva i miei cookie e restituiva un testo che più o meno diceva così: “Potresti essere un SEO a cui piacciono le auto e le vacanze al mare“. Credo fosse Maggio del 2002, stavo prenotando le mie vacanze in Sardegna e stavo cercando la nuova auto. 

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“I dati sono il nuovo petrolio”
A dirlo nel 2006 fu Clive Humby,
data scientist e matematico inglese.

La video intervista a Filippo Trocca sul presente e futuro dei cookie.

Per parlare e scoprire di più su cosa significa l’impatto che la dismissione dei cookie terze parti avrà sul web come lo conosciamo oggi, ho deciso di fare una chiacchierata con Filippo Trocca (Chief User and Customer Intelligence Officer at Datrix ), tra i maggiori esperti del settore in Italia.

Ecco di cosa abbiamo parlato:

  1. C’è un gran parlare dei cookie terze parti. Ma partiamo dall’inzio: cosa sono i cookie e come vengono utilizzato oggi?
  2. Qual è il valore dei cookie oggi?
  3. Chi e come, vogliono cambiare la tecnologia degli attuali cookie e perchè?
  4. La soluzione proposta da Google FLoC, cosa è e come funziona?
  5. Il potere dei dati prima parte?
  6. Qual è il valore per un editore online di possedere e usare in maniera autonoma i dati prima parte?
  7. Cosa accadrà agli attuali modelli di business basati sui dati terze parti e quali cambiamenti più evidenti e necessari, dovranno adottare gli editori online?

Pro e contro l’attuale proposta di Google

Come spiegato bene da Filippo nella chiacchierata, l’idea proposta da Google e non solo, chiamata FLoC ha suscitato non solo interesse, ma c’è chi non si è tirato indietro nell’affermare che è una terribile idea. Tanto che hanno pubblicato una pagina web dove vi permette di sapere se siete finiti in una choorta.

Di fondo l’idea è quella di evitare tracciamenti talmente profilati da arrivare a individuare caratteristiche dei lettori troppo avanzate da violare la privacy di ognuno di noi.
Insomma, qui da me direbbero “ci stà“.

Dai dati terze parti ai dati prima parte: una nuova evoluzione per gli editori.

Abbiamo dati prima parte?” giuro che negli ultimi vent’anni, raramente ho sentito domandarmi una cosa simile. Questo significa che di fondo non si è mai stati propensi a investire in conoscenza e strategia verso il nuovo petrolio. Eppure in alcune circostanze quei dati erano considerati asset, pensiamo ad esempio alle email degli iscritti alle newsletter.

Facciamo un pò di chiarezza:

  • I dati di terze parti verranno gradualmente eliminati dalla grande tecnologia, rendendo indispensabili i dati di prima parte
  • I dati di prima parte vengono forniti volontariamente dai lettori, aiutando l’editore a creare un profilo del lettore
  • I lettori sono sempre cauti nel fornire i propri dati, ma lo fanno se possono trarne un beneficio
  • I pixel di tracciamento, le piattaforme CRM, i sondaggi e l’incoraggiamento all’interazione e alle registrazioni sono tutti modi efficaci per acquisire in casa i dati di prima parte
  • I dati di prima parte devono essere utilizzati in modo responsabile, ripagando la fiducia riposta nel giornale dai lettori

Ho recentemente scritto un articolo su EditoreInformato con 8 modi per acquisire i dati prima parte.

Quei poveri dati di seconda parte di cui nessuno parla

Lo ammetto, ho una certa tenerezza verso questi esclusi dal dibattito sui dati, sto parlando dei “dati di seconda parte“. Mi sembra giusto che anche loro vengano coinvolti in questa newsletter di oggi.

Bene: i dati di seconda parte sono sempre dati di prima parte, ma acquisiti o usati da un altro.  No, non significa fare cookie stuffing come quando da ragazzi volevamo incrementare le revenue da affiliazioni borderline. Si tratta dei dati derivati da accordi con partner. Per fare un esempio, immaginiamo che il nostro magazine verticale che parla di auto ibride volesse accordarsi con un’azienda automobilistica, per condividere il proprio database di utenti iscritti alle newsletter. (GDPR Compliant, off course)

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